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 “Verrà il giorno in cui sarò persa nella mia memoria più profonda, non ti riconoscerò più. Tu, che mi conosci, cerca di vedere sotto la crosta che mi avvolge, cerca di vedere quella che ero e quella che ancora sono. Parlami di te e di me. Raccontami la mia storia. Ma più avanti verrà il momento in cui i tuoi ricordi saranno completamente inutili. Allora dovrai raccontare a te la mia storia. Solo così potrai ricordare chi sono”. Sono parole che Antonio Martorello fa dire ad Agata, la protagonista dello spettacolo teatrale sull’Alzheimer, parole in cui ritroviamo il titolo della piéce stessa (“Raccontati la mia storia”), un titolo criptico, ma appropriato. La crudeltà di questa malattia sta infatti proprio nella difficoltà, per i famigliari, di riconoscere il loro congiunto, di stabilire con lui una relazione. Riuscire a ricordare il proprio congiunto com’era, a “raccontarsi la sua storia” può rappresentare la chiave per non perdersi nell’angoscia. Il regista, nella sua piéce teatrale concede alla protagonista, Agata, di spiegare la sua condizione prima che questa le impedisca del tutto questa facoltà (una parte, quella di Agata, splendidamente interpretata da Annarita Martorello). Attraverso lo spettacolo il regista, grazie anche a qualche riuscito espediente narrativo, racconta, con grande empatia, delicatezza e in modo davvero efficace, non solo il vissuto della persona malata di Alzheimer, ma anche quello dei suoi famigliari e di chi a vario titolo ha a che fare con lei.

Spettacolo della durata di 115 minuti

A tutt' oggi 24 repliche in provincia di Cuneo, a Torino e una in Salento a Gallipoli

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