
" VA TUTTO BENE "
Spettacolo teatrale offerto da MascaTeatrale come atto di denuncia contro femminicidio e violenza alle donne
scritto e diretto da Anna Rita e Antonio Martorello


La motivazione è sempre la stessa: “non potevo perderla, era mia, l’amavo troppo”. C’è una realtà che ha solo una vernice di civiltà, di parità, di tolleranza, una vernice sottile sotto la quale traspare e si nasconde la ruggine del possesso, della prevaricazione, del narcisismo, e dell’egoismo! E io, non ne sono immune. Nessun maschio ne è immune.
Sono seduto sull'orlo di un pozzo profondo e buio e nel suo fondo intuisco lo strisciare di creature immonde… sono seduto sull'orlo di quel pozzo e non oso guardarci dentro, perché so che potrei vedere la mia faccia riflessa nel fondo.
Mi sento complice di questa strage, me ne vergogno perché non so cosa fare, cosa dire. Ecco resto in silenzio e spero che voi, voi donne ci diate una mano e ci allontaniate dal pozzo, non solo per voi stesse, no… anche per noi, per farci diventare più uomini e meno maschi.
Antonio
…Sì mi vergogno… vivo nella vergogna e nella umiliazione… per questo motivo non vado da un’assistente sociale o qualche cosa del genere... cosa potranno pensare di me? "Ti sei finalmente decisa?" …"Te la sei presa con comodo?"…"Allora te la sei voluta?"… Questo penseranno di me!... mi vergogno davanti ai miei figli… mi vergogno di averli costretti ad assistere ai litigi, alle botte, agli insulti, alle parolacce… mi vergogno della paura che avevo di lui… della paura che avevo di me, se non ci fosse più stato a mantenere la famiglia…. Mi vergogno, e voglio cambiare le cose, anche se è tardi. Voglio dimostrare ai miei figli che posso farcela… voglio lasciargli un buon ricordo di me…. Almeno uno! ...
Marianna


Fu una donna, ne sono certa! Una donna ad intrecciare dapprima steli o forse giunchi e poi a filare per ottenere da una massa confusa un unico, illimitato filo morbido, modellabile, intrecciabile e caldo. Fu una donna per prima a tessere i vostri abiti. Fu una donna …, ma poi si disse che fu un dono degli dei, dei generosi ma bizzarri, dei! Dei che scrivono leggi alle quali non devono sottostare. Dei! Dei, perché una donna non avrebbe mai potuto, per una inferiore condizione, inventare, né pensare, né tantomeno ottenere tale incredibile meraviglia.
Ci fu un tempo in cui anch’io appartenevo alla specie umana. Ci fu un tempo in cui anch’io, Aracne, fui donna. Così furono i maschi, vestiti di bronzo e cuoio a violentarmi prima ed a macellarmi subito dopo in una sera d’inverno … e le mie carni furono gettate in pasto ai pesci, che il mio corpo non si trovasse più e che così fosse avvalorata l’orribile leggenda di Atena la vendicativa. Con me scomparve l’arte di tessere le vesti degli dei, piccolo prezzo da pagare in cambio del mantenimento del potere, dello status quo. Dissero che Atena l’irosa mi avesse trasformata, per mia superbia, in un ragno ….
Aracne
Mia mamma dice: non è l’uomo per te. Mio padre piange quando mi vede con il sopracciglio lesionato, ma che cavolo volete brutti luridi vecchiacci lasciatemi vivere la mia vita io sono felice con lui è lui che amo non voi, sparite schifosi io ho solo lui è lui la mia famiglia non voi. È lui il mio amore, il mio amante, il mio mentore, il mio amico, non ho bisogno di altri ...ho lui. Lui, lui e solo lui. Si lo so il sabato va con le puttane, io non sono più in grado di appagarlo di farlo godere ed è giusto così...io non l’ho reso padre e mai lo renderò, io non son una buona casalinga, una buona cuoca, sono solo una mezza tacca di donna e lui è bello...buono e se a volte si arrabbia è solo colpa mia ...ma lui mi ama davvero, non come voi che siete solo schifosamente invidiosi del mio dio in carne ed ossa.
Oggi indosso delle belle scarpette in canneté che mi regalò lui il giorno del mio compleanno…erano bianche e purtroppo ora sempre per colpa mia si sono rovinate perché macchiate del mio sangue...non mi resta che farle tingere di rosso per indossarle.
Cristina


…Un buon ricordo… non ci pensavo allora, ancora ai ricordi, vivevo al momento…. Pensavo solo a come potevo fare per vivere se non felici, almeno sereni…. Gli davo i figli che voleva tanto, ai quali ci teneva tanto! .... di sicuro più di quanto tenesse a me…. Sopportavo le sue sfuriate quando beveva e anche quando non beveva… gli insulti, le minacce, le mani addosso… cercavo di capire cosa c’era di sbagliato in me…era perché gli rispondevo? Perché non sapevo aiutarlo?... ma aiutarlo a fare che?!.... mai una parola gentile… mai una carezza..
Sei sempre la solita scema e baccalona, credi a tutte le sciocchezze che ti raccontano, … tu e la tua visione dell’amore, il tuo stupido immaginario sentimentale…
Marianna giovane

Se non vuoi vedere,
non vedi.
Se non vuoi sentire,
non senti.
Se non vuoi sapere,
non sai.
Ma allora tu stessa
costruisci la tua prigione.
Puoi essere rinchiusa
ma libera.
Puoi camminare e parlare
Ma essere sola
e prigioniera.
Prigioniera della tua paura
e della tua ignoranza.
Noi siamo ancora.
Ancora noi viviamo
nei nostri segni
e nei nostri sogni.
Noi siamo ancora:
in voi.
Nella vostra memoria
ancora tracciamo segni
e facciamo nascere sogni.
Così, noi siamo ancora.
Ci furono e ci sono prigioni.
Prigioni di mura
e filo spinato e odio.
E furono chiamate amore.
Coro